IL CULTO DI ISIDE
Iside e Osiride erano antichissime divinità venerate in Egitto già due millenni prima della fondazione di Roma. Nel mito egizio, quando il perfido fratello Seth uccide Osiride e ne disperde i pezzi del corpo per ogni parte del mondo, la dea Iside li cerca a uno a uno, li trasporta piamente all'interno di un sarcofago durante un lungo viaggio in mare, e li ricompone, ottenendo di richiamare in vita la potenza generatrice dello sposo defunto per partorirgli il figlio Horus, destinato a vendicare la morte del padre.
Quando i Tolomei diventano sovrani dell'Egitto, potenziano il culto di Iside e del suo corrispondente maschile Serapide - con cui veniva identificato l'antico Osiride – mescolandolo coi riti misterici di origine greca. È questa nuova religione, sintesi di due mentalità tanto diverse, che lascia i confini della valle del Nilo per diffondersi in tutto il Mediterraneo, e in seguito, con le conquiste romane, fino all'estremo nord dell'Europa.
In Italia, Iside approda a Puteoli (l'odierna Pozzuoli) nel II secolo avanti Cristo assieme ai marinai della flotta alessandrina, e ottiene subito un largo seguito di discepoli in tutta la Campania. Curiosamente, le maggiori resistenze alla diffusione del culto arrivano proprio da Roma, dove l'antica classe dirigente ingaggia una dura lotta per estromettere Iside dalla cerchia delle mura e dal cuore dei fedeli
Le pratiche esotiche, le emozioni violente, lo stimolo dei sensi, il mistero che circonda il suo culto mettono in allarme i conservatori dell'Urbe, per i quali Iside rappresenta il simbolo di un Oriente lassista, corrotto e corruttore. Cinque volte il Senato repubblicano ne fa abbattere le statue e ne rovescia gli altari. Non è da meno Augusto, che nutre un rancore personale contro la dea, protettrice dei suoi grandi nemici Antonio e Cleopatra, né Tiberio, risoluto a perseguitarne i sacerdoti dopo uno scandalo che ha visto coinvolte matrone di nobili natali.
Incuranti della repressione, tuttavia, i fedeli aumentano e, morto Tiberio, giunge finalmente il giorno del riscatto: Caligola, il nuovo imperatore, fa costruire in onore di Iside un grande tempio nella spianata dei Saepta Iulia, al Campo di Marte, e i suoi successori (Domiziano in particolare) lo arricchiscono di nuovi, preziosi arredi egittizzanti, così da renderlo uno dei monumenti più suggestivi dell'intera Roma. Da allora, fino alla fine del IV secolo dopo Cristo, le processioni isiache percorrono le vie della città, coi pastofori che portano le cappelle sacre, le stolistae che vestono le statue, le ornatrici che ne acconciano i capelli con preziosi pettini d'avorio, i dadofori che le accompagnano con le torce accese...
In quanto patrona dei naviganti, a Iside viene dedicata ogni anno una solenne cerimonia nel giorno di riapertura delle rotte mediterranee. Nel corso di tale rito si celebra il navigium Isidis, il viaggio per mare della dea con il corpo dello sposo defunto. Una bella descrizione di questa cerimonia è leggibile ne L'asino d'oro di Apuleio.
Associata con Astarte, Hathor, Demetra e Cibele, Iside è la divinità femminile più venerata dell'Impero, ma il suo culto ha ormai ben poco a che vedere con quello che gli tributavano gli antichi egizi: posta al centro di una complessa religione misterica, viene considerata donatrice di salvezza e di resurrezione, madre e sorella di mortali e immortali, fino a compendiare in sé le caratteristiche di tutte le altre dee. Le cerimonie pubbliche in suo onore sono sfarzose, ma il neofita può accedere ai sacri riti soltanto dopo un'adeguata catechesi, passando attraverso complesse cerimonie di iniziazione che ne segnano la rinascita spirituale.
A differenza degli antichi numi pagani, che si accontentano di qualche sacrificio periodico, Iside va accudita ogni giorno, risvegliata all'alba, vestita e profumata. Al tramonto, il simulacro è nuovamente rinchiuso nel tempio, e il giorno dopo il rito quotidiano ricomincia con le stesse cadenze. È una dea impegnativa, insomma, che richiede dedizione; in cambio, però, spalanca per i devoti le porte del mondo dell'aldilà, di cui Osiride-Serapide è il re: come lo sposo di Iside è morto e rinato, così il fedele morirà e rinascerà a una nuova dimensione dell'esistenza. “Quanto è vero che Osiride vive, anch'egli vivrà” recita un testo religioso egiziano.
L'Iseum, il tempio di Iside, con l'indispensabile purgatorium destinato alle sacre abluzioni - l'acqua lustrale come elemento di purificazione costituiva infatti un tratto precipuo del culto - era presente in ogni città dell'Impero. A Pompei, le rovine del santuario si trovano nell'insula settima della Regio VIII, mentre i corredi ritrovati in loco sono visibili in una sezione del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.